Scarsa prevenzione e assistenza per chi affronta un parto prematuro
A cura di: Redazione
Una ricerca basata sulle testimonianze dei genitori rivela lo stato dei servizi per chi affronta un parto prematuro.
Viene definita nascita prematura l'arrivo del bambino prima della 37a settimana di gravidanza. Dai racconti di 149 famiglie che hanno vissuto questa esperienza è stato possibile tracciare un quadro sullo stato della prevenzione e dell'assistenza medica fornita a chi si trova ad affrontare questa situazione.
La ricerca è stata svolta dalla fondazione ISTUD, in collaborazione con Vivere Onlus Coordinamento Nazionale delle Associazioni per la Neonatologia, ed è stata presentata al Ministero della Salute, come riportato da corriere.it.
Ogni anno in Italia sono circa 36.000 i casi di bambini nati pretermine e 9 volte su 10 il parto prematuro avviene in modo inaspettato, rendendo necessario un intervento medico d'urgenza. La distribuzione sul territorio italiano di unità neonatologiche d'emergenza non è omogenea; in queste strutture sono disponibili pochi posti che agevolano la permanenza dei genitori, che si trovano così ad affrontare lunghi viaggi per raggiungere la struttura.
La nascita prematura incide anche sul lavoro dei neo genitori che, in sette casi su 10, si trovano ad affrontare delle difficoltà. Il 68% delle mamme ha avuto problemi con il contratto di lavoro (cambiato o non rinnovato) e con il cambio di mansioni. Inoltre hanno dovuto utilizzare le proprie ferie e le ore di permessi speciali oltre al congedo di maternità per poter seguire il bambino.
I racconti delle famiglie che hanno partecipato a questa indagine rivelano che a fronte di un parto prematuro non vengono fornite informazioni esaustive. Inoltre le famiglie lamentano la scarsa offerta di servizi di assistenza domiciliare dopo la dimissione.
Risultano inoltre gravi lacune nella prevenzione del parto prematuro: una mamma su quattro ritiene che durante la gravidanza i ginecologi abbiano sottovalutato i rischi. La diagnosi della gravidanza a rischio parto pretermine è stata riscontrata solo nel 18% dei casi, percentuale che invece aumenta (72%) nelle gravidanze gemellari.
L'assistenza al neonato prematuro dopo il rientro a casa è risultata organizzata e regolare fino ai 2-3 anni di vita del bambino ma non garantita a tutti e limitata ai casi gravi. L'interazione fra i neonatologi e i pediatri di base è invece ritenuta insufficiente, in quanto il 60% delle famiglie percepisce i pediatri come non sufficientemente preparati.
Per evitare possibili infezioni, a cui il bambino nato pretermine è maggiormente esposto, le famiglie si trovano ad affrontare un isolamento: il carico emotivo dei genitori rischia così di soraffarli e per questo il percorso assistenziale dovrebbe prevedere un supporto psicologico.
«Molte mamme di bambini nati pretermine - afferma Martina Bruscagnin, presidente dell'associazione Vivere onlus - escono dall’ospedale quando il periodo di astensione obbligatoria dal lavoro, che viene conteggiato dalla data del parto, si è già esaurito». A giugno è entrato in vigore il Decreto Legislativo n. 80, che introduce importanti novità per chi partorisce pretermine (leggi l'articolo completo qui), ossia i giorni di maternità non goduti prima del parto si aggiungono al periodo di congedo dopo la nascita del bambino, anche oltre i cinque mesi previsti.
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