Nascere in Italia: i corsi preparto nella penisola

A cura di: Redazione
Un corso preparto è un momento utile per assimilare importanti informazioni e tecniche che dovrai mettere in pratica sia durante la gravidanza e il parto che dopo la nascita del tuo bambino, con l'allattamento e lo svezzamento, per esempio. L'utilità dei corsi preparto infatti non si esaurisce con la nascita del tuo bambino, ma anzi si fa sentire ancora più forte nei primi giorni dopo il parto e nei primi mesi di vita del bambino, quando i consigli ricevuti durante il corso ti saranno utilissimi nella gestione del bebé.
Una ricerca Istat1 rileva infatti, per esempio, che le donne assistite e informate adeguatamente, allattano al seno più a lungo. La percentuale di donne che allatta al seno al terzo mese dopo la nascita del proprio figlio varia dal 54% in Sicilia all'84% in Emilia Romagna. Più avanti, al sesto mese del bambino le percentuali scendono, e vanno da un minimo del 31% in Sicilia a un massimo del 71% a Bolzano.
Anche il tipo di struttura prescelta per il corso preparto influenza il comportamento delle mamme: la porzione di donne che allattano al seno dopo i tre mesi arriva infatti al 50,6% se la mamma ha seguito un corso preparto presso un consultorio, scende al 46,7% se il corso seguito era stato organizzato dall'ospedale e scende ancora al 41,9% se il corso preparto seguito dalla mamma era un corso di preparazione al parto privato1.
Sempre dai dati Istat si apprende che le donne meno istruite, le casalinghe e le donne che risiedono al Sud sono anche le mamme che più difficilmente frequenteranno un corso preparto. In totale, circa il 30% delle donne in Italia decide di seguire un corso di preparazione al parto, ma le differenze per area geografica sono forti: si va da un minimo del 5% in Calabria fino a un massimo del 42% a Trento1.
Sin qui, le percentuali di partecipazione ai corsi preparto. Ma le nascite? saranno egualmente distribuite? Un primo sguardo alle percentuali demografiche italiane non può che evidenziare un dato ormai noto: in Italia si nasce sempre meno. Nel 2011, sempre secondo dati Istat, sono nati 556 mila bambini, seimila in meno rispetto al 2010. In aumento, invece, i decessi, arrivati a quota 592 mila, 4 mila in più dell'anno precedente. Per il quinto anno consecutivo, dunque, il saldo della popolazione italiana è in negativo: diventiamo un Paese sempre più vecchio.
Il tasso di natalità continua a scendere: si va dal 9,3 per mille del 2010 fino al 9,1 per mille del 2012, mentre il tasso di mortalità non accenna a diminuire e resta fermo al 9,7 per mille. Unica regione in Italia con un tasso di natalità che supera il 10 per mille è il Trentino-Alto Adige, con la sola città di Trento che nel 2011 ha visto nascere 1105 nuovi bebé e Bolzano che la segue con 957 nuove nascite nel 2011. Seguono la Campania, con un tasso di natalità del 9,9 per mille (solo a Napoli nel 2011 sono nati 8906 bambini), la Lombardia, a quota 9,7 per mille (con Milano che mette alla luce 11731 bambini nell'anno considerato) e la Valle d’Aosta, con il 9,6 per mille e la sola città di Aosta che saluta 295 nuovi cittadini.
Le regioni che invece hanno fatto registrare le percentuali minori di natalità sono la Liguria (7,3 - con Genova a quota 4411 nati nel 2011), il Molise (7,6 - con Campobasso che vede nell'anno 384 nuove nascite), la Basilicata (7,7 - 550 nuove nascite a Potenza) e la Sardegna (7,9 - 976 nuovi bimbi venuti al mondo a Cagliari nel 2011).
Tra le regioni più prolifiche, dopo Trentino Alto Adige (1,63 figli per ogni donna), Valle d'Aosta (1,61 figli per donna) e Lombardia (a quota 1,52), troviamo l'Emilia Romagna (1,52 figli per donna e 3141 nuovi nati nella sola Bologna) e il Veneto (1,48 figli per ogni donna e 2057 nuovi bambini nati nella sola Venezia). Le regioni italiane meno prolifiche sono invece Sardegna, Basilicata e Molise. E la capitale? A Roma nel 2011 sono nati 25522 bambini, mentre Firenze è ferma a quota 2977.
Questo per quel che riguarda il 2011. Se allarghiamo lo sguardo agli anni precedenti ci accorgiamo che in Italia siamo rapidamente passati dal milione di nuovi nati dell'anno 1960 ai 556 mila del 2011 e che parallelamente è aumentata l'età media che vede una donna diventare madre: nel 1981 l'età media era di 25,2 anni, nel 1997 era di 28,1 e il trend ha continuato a salire fino ai giorni nostri. Sono quindi aumentate anche le gravidanze di donne sopra i 35 anni, che però sembrano avere un comportamento più consapevole, dal momento che proprio presso le neomamme trentenni si registra un maggiore livello di informazione e una maggiore consapevolezza delle scelte a disposizione per il parto. L'altra faccia della medaglia di questi comportamenti è una eccessiva medicalizzazione, che tende a trasformare la gravidanza da evento naturale a situazione patologica. In questo sono le regioni meridionali a cavarsela peggio: è qui infatti che si registrano le percentuali più alte di parto cesareo, parto in anestesia generale, mortalità neonatale e infantile.
Nelle stesse regioni i dati del Ministero della Salute2 mostrano ridotte possibilità per le donne di frequentare corsi preparto. Nel biennio 2004-2005 infatti il 21,8% delle donne residenti nelle isole e il 23,4% delle donne residenti al Sud hanno dichiarato di non avere preso parte a un corso preparto per mancanza di offerta da parte delle strutture di riferimento o perché non accessibile. Un dato, questo, che da solo apre una grossa fetta di mercato a ostetriche e ginecologi, che dovrebbero mettersi all'ascolto delle esigenze del Paese per poter garantire ad ogni donna la possibilità di seguire un corso preparto, di essere quindi seguita, istruita e sostenuta in uno dei momenti più belli, ma anche più difficili, della vita di una donna.
Note
1 Indagine condotta nel 2002 dall'Istituto Superiore di Sanità su come si nasce in Italia. L'indagine ha visto la collaborazione di 60 ASL in 15 regioni e Province Autonome Italiane grazie alle quali sono state intervistate oltre settemila donne a un anno dal parto
2 http://www.salute.gov.it/resources/static/primopiano/337/DDLparto_relazione.pdf Relazione illustrativa finale allo sch. di DdL. sulla tut. dir. partor., promoz . parto fisiolog., etc., per CdM. – 18 ott. 2006