Amniocentesi e villocentesi: invasive ma precise nella diagnosi prenatale
Le donne in dolce attesa che si sottopongono agli esami per la diagnosi prenatale temono che quelli di tipo invasivo possano rivelarsi troppo rischiosi per il bambino. Per questo motivo i ricercatori già da molti anni cercano di mettere a punto un test di screening non invasivo e basato sull'analisi del sangue materno (Nipt).
Secondo molti studiosi l'analisi del sangue non fornisce risultati certi e può dare molti falsi positivi. A questa possibilità si affianca poi una questione etica, poiché se la gestante che si è sottoposta alla diagnosi prenatale ottiene un risultato positivo senza confermare la diagnosi con un altro test (come l'amniocentesi), potrebbe scegliere di interrompere la gravidanza senza aver approfondito l'attendibilità del risultato.
I limiti del test del sangue fetale comportano quindi che la gestante esegua comunque un esame invasivo per verificare la diagnosi. Nella diagnosi prenatale esami invasivi come l'amniocentesi e la villocentesi comportano un rischio di aborto tra lo 0,3% e l'1%, tuttavia sono in grado di fornire diagnosi molto più attendibili.
In alcuni paesi il test del sangue viene già offerto alle donne più a rischio, come le over 35, con precedenti bambini con trisomie o risultate positive ad altri test. Secondo il genetista Antonio Novelli il Nipt ha un grado di attendibilità del 99% nell'individuare le trisomie e fornisce risultati imprecisi (falsi positivi o falsi negativi) in minor numero rispetto alla translucenza nucale.
Se non hai ancora deciso quale corso preparto frequentare per prepararti all'arrivo del tuo bambino consulta il motore di ricerca di Ok Corso Preparto e trova quelli più vicini a te.
Foto: Flickr